TFR nei fondi pensione con silenzio- assenso, la Ministra Calderone spinge sulla previdenza complementare. In una recente intervista a Radio 24, la titolare del Dicastero del Lavoro Marina Calderone conferma l'incentivo alla previdenza complementare. In vista della stesura della nuova proposta della Legge di Bilancio che dovrà essere consegnata entro ottobre, la Ministra annuncia le intenzioni dell'esecutivo Meloni. Favorevole al TFR- Trattamento di Fine Rapporto- nei fondi pensione con silenzio-assenso è una delle ipotesi in campo.
“Sono assolutamente d’accordo su un nuovo semestre di silenzio-assenso per il versamento del TFR nei fondi pensione. Bisogna far una nuova campagna di sensibilizzazione sulla previdenza complementare” ha dichiarato la Ministra. “La previdenza complementare – ha specificato a Radio 24 – ha la possibilità di essere un ausilio a una pensione dignitosa. Bisogna far cambiare la mentalità ai lavoratori”.
TFR NEI FONDI PENSIONE, L'INTERVENTO NELLA PROSSIMA MANOVRA
Un intervento in manovra sul rafforzamento dei fondi pensione “è assolutamente probabile che ci sia” ha spiegato. Calderone ha espressamente fatto sapere che l'intento è quello di coniugare i due percorsi, ovvero il pilastro pubblico e quello complementare. L'ottica deve essere quella di guardare al futuro in un'ottica di risparmio, indipendentemente dalle capacità del sistema contributivo. Il rendimento sarà adeguato ai versamenti, rassicura la Ministra, ma la cornice di riferimento in cui il Consiglio dei Ministri è chiamato a pronunciarsi è caratterizzato da ristrettezze e austerità.
TFR NEI FONDI PENSIONE, DI COSA SI TRATTA
Il TFR è una componente della retribuzione del lavoratore maturata mensilmente, che però non viene liquidata contestualmente alla sua maturazione. Si tratta di una somma accantonata mensilmente, il cui percepimento da parte del lavoratore viene differito nel tempo e riconosciuta alla fine del rapporto di lavoro.
L’accantonamento ammonta al 6,91% della retribuzione lorda; per semplificare, possiamo dire che ogni anno si “mette da parte” l’importo corrispondente a una mensilità.
TFR NEL FONDO PENSIONE, LA SCELTA SPETTA AL LAVORATORE DIPENDENTE
Entro sei mesi dalla prima assunzione i lavoratori dipendenti devono fare una scelta circa la destinazione di questo accantonamento:
Invece, in caso di nuovo rapporto di lavoro, se nel precedente rapporto la scelta è stata quella di mantenere il TFR in azienda, il nuovo datore di lavoro continuerà a mantenere il TFR sulla base della scelta precedente, ferma restando la possibilità da parte del lavoratore di rivedere, in ogni momento, la scelta a suo tempo effettuata e conferire il TFR futuro a una forma pensionistica complementare.
Chi, nel precedente rapporto di lavoro, ha aderito alla previdenza complementare e ha poi riscattato interamente la posizione individuale maturata (per perdita dei requisiti di partecipazione, ad es. in caso di licenziamento), entro sei mesi dalla nuova assunzione deve manifestare la scelta sulla destinazione del TFR futuro e cioè decidere di nuovo se destinarlo a un fondo pensione o lasciarlo in azienda (compilando il modello TFR2).
TFR NEL FONDO PENSIONE, ADESIONE TACITA SE NON VIENE EFFETTUATA ALCUNA SCELTA
Se trascorsi i sei mesi non viene effettuata alcuna scelta – sia in caso di prima assunzione che in caso di nuovo rapporto di lavoro – il TFR viene conferito al fondo pensione previsto dal CCNL di riferimento per silenzio-assenso (adesione tacita).
Infine si ricorda che anche coloro che hanno lasciato il TFR in azienda possono in qualsiasi momento scegliere di: