In Veneto evidentemente non se ne rendono conto, infatti le denunce per malattie professionali presentate nel 2021 e nel 2020 sono pochissime. Questo a fronte di uno studio specifico che rileva invece una crescita delle malattie legate proprio al lavor nei campi. Numeri esigui rispetto ad un settore che nella regione conta oltre 80 mila aziende agricole e una miriade di lavoratori stabili, oltre a quelli stagionali.
L'allarme arriva dal Patronato Inac Veneto, per voce del Direttore regionale Luciano Bozzato, che per la prima volta si trova di fronte a dati che rendono un quadro preoccupante sull'evidente mancanza di consapevolezza da parte dei lavoratori veneti rispetto ai malanni che il lavoro in agricoltura comporta, liquidandoli, forse, come un qualcosa legato semplicemente al passare del tempo.
«Questi dati ci restituiscono una fotografia che stona con la realtà dei fatti sottolinea Cia Veneto . Quello dell'agricoltore è un mestiere che comporta, ancor oggi, un'importante usura fisica. Probabilmente gli stessi operai non riconoscono il fatto che determinate problematiche fisiche derivano proprio dal particolare lavoro che svolgono».
Da tempo Cia-Agricoltori Italiani , peraltro, ha predisposto un monitoraggio ad hoc a livello regionale. «Stando a quanto emerso dalla rilevazione commenta il responsabile del Patronato Inac-Cia Veneto, Luciano Bozzato registriamo un incremento di patologie quali l'asma e i tumori alle cute, alla trachea e alle pleura».
Fra le altre malattie professionali più diffuse in agricoltura, il Patronato Inac Cia Veneto segnala inoltre disturbi dei dischi intervertebrali, entesopatie periferiche, mononeuriti dell'arto superiore e mononeuriti multiple, sordità, spondilosi, disturbi dei tendini. Oltre ad artrosi, lesioni interne del ginocchio, disturbi dell'orecchio, traumatismo dei nervi periferici del cingolo scapolare e dell'arto superiore.
Il caso Veneto, dunque, sembra fare storia a sé: «Bisogna far passare il messaggio di una maggiore consapevolezza fra gli agricoltori. Per questo giova ricordare che il Patronato Inac è disponibile, mediante operatori e medici legali, a valutare la posizione di ogni singolo lavoratore». Non solo. «Rafforzare la sicurezza del settore, avere precise garanzie sulle tutele legate al benessere dei lavoratori agricoli, comprendere il perimetro del sistema assicurativo continua Bozzato . È questa la strada da intraprendere al fine di offrire le giuste garanzie ai lavoratori».
«Sorprende - afferma ancora Bozzato - che nonostante lo scenario inequivocabile rappresentato e supportato dalle cifre, l'agricoltura non sia considerata tra le attività gravose e usuranti. Di conseguenza è rimasta tagliata fuori dai beneficiari dell'Ape sociale e della pensione anticipata per i precari». Forme di aiuti e finanziamenti sono stati sì attivati negli anni scorsi sia dal Governo che dall'UE. «Tuttavia - conclude Bozzato -, spesso tali contributi non giungono fino alle piccole aziende, per tradizione la stragrande maggioranza nel bellunese. Non è corretto, infatti, prevedere gli stessi bandi di gara per imprese che fatturano milioni di euro e per quelle con dei bilanci inferiori a 15mila euro».