Un cruciale incontro di tre giorni tra l’INPS e i raggruppamenti dei Patronati CIPLA e CEPA, si è svolto a Firenze per affrontare e limare le complessità della riforma della disabilità. La sperimentazione della nuova normativa, ha preso il via a gennaio 2025 ed ha introdotto nuove procedure di valutazione medica, è stata al centro del dibattito, con l’obiettivo primario di garantire la piena tutela dei cittadini più vulnerabili.
L’iniziativa non ha avuto solo un valore formativo per i 30 operatori coinvolti — tra personale dell’Istituto e Patronati — ma ha segnato un vigoroso rilancio del dialogo istituzionale. Questo confronto si è reso indispensabile per colmare le preoccupazioni nate dall’esclusione degli Enti di Patronato dalla fase iniziale di accertamento della disabilità, un elemento che, secondo gli stessi, potrebbe causare un aumento delle disuguaglianze e ostacolare il riconoscimento dei diritti.
Nelle prime due giornate, ospitate presso le Direzioni INPS di Firenze, i lavori si sono concentrati sull’analisi degli aspetti normativi, organizzativi e procedurali della riforma, con sessioni di studio congiunte per uniformare l’applicazione delle nuove regole e ottimizzare l’uso delle piattaforme informatiche.
La terza giornata, svoltasi presso la sede provinciale del Patronato INCA CGIL, ha concluso i lavori, raccogliendo suggerimenti concreti per la futura collaborazione. Questi tre giorni hanno dunque offerto la cornice per una riflessione profonda, rafforzando l’importanza di un fronte comune.
Un contributo importante alla discussione è stato offerto dalla Responsabile provinciale di INAC-CIA Cristina Lorenzetti. Gli interventi e i suggerimenti offerti dalla Responsabile INAC hanno sottolineato con forza la necessità di rendere la riforma accessibile a tutti, evitando che la “semplificazione” si traduca in una complicazione pratica per chi è meno attrezzato ad affrontare la burocrazia.
“Questi tre giorni hanno confermato il valore insostituibile dei Patronati sempre al fianco dei cittadini”. Il dialogo con l’INPS e gli altri Enti è l’unica via per assicurare che la riforma realizzi i suoi intenti di giustizia sociale, e non diventi invece un fattore di ulteriore esclusione”.