“Il primo maggio deve essere un giorno di festa e di riflessione. Il tema della sicurezza sul lavoro è una piaga che va curata, però ci sono anche altre emergenze: la disoccupazione, le disuguaglianze e un Welfare lacunoso”. Questo l’incipit del presidente del patronato Inac-Cia, Alessandro Mastrocinque intervistato in occasione della celebrazione della festa dei lavoratori. Nei nostri uffici di patronato -ha aggiunto il presidente di Inac-Cia- tocchiamo, quotidianamente, con mano le sofferenze del tessuto sociale. Le persone, in modo particolare i giovani sono in difficoltà, poco lavoro e tante richieste di indennità di disoccupazione. I Governi, che si succedono, varano misure spot, “bonus una tantum” che pesano sulle casse dello Stato ma non risolvono il problema alla radice. Sul fronte pensionistico c’è una situazione cristallizzata che sicuramente non giova, anche a livello psicologico, sulle nuove generazioni. Per le donne, si era data una speranza con “l’Opzione” di poter anticipare la loro uscita dal mondo del lavoro, questo Governo inasprendo i requisiti per accedervi ha, di fatto, alienato questa misura. Dal canto nostro, non possiamo che assistere tutti i cittadini che si rivolgono a noi per cogliere le opportunità offerte dalle misure vigenti in materia di Welfare, ma constatiamo l’inefficacia di molte di esse. Certamente -prosegue Mastrocinque- non ci limitiamo all’ottemperanza, siamo attivi sul fronte delle proposte, alle istituzioni e alla politica, per trovare norme eque che incidano sulla qualità della vita delle persone. Ogni anno, tra l’altro, come patronato Inac-Cia realizziamo progetti per il Servizio Civile, sono centinaia i ragazzi che passando 12 mesi con noi, formandosi e preparandosi per l’ingresso nel mondo del lavoro. Con loro stiamo aiutando gli anziani a coesistere con la rivoluzione digitale, dal prossimo anno, faremo addirittura dei progetti che interessano il settore agricolo. Questo lo facciamo, nonostante le molte difficoltà per rendere sostenibile l’attività di patronato, che si regge su uno schema di finanziamento pubblico divenuto obsoleto, con risorse sempre più esigue, in rapporto ai costi e oneri sostenuti dalle nostre strutture. Avevamo ricevuto rassicurazioni -conclude il presidente di Inac-Cia- che questo sarebbe stato l’anno decisivo per rivedere il quadro legislativo che regola i Patronati, siamo a metà 2024 e tutto appare fermo. Al Ministero del Lavoro siamo stati convocati una sola volta, per un incontro preliminare ma non ci è stata fornita alcuna bozza di documento di lavoro per discutere di una riforma.