Pensioni, uscita posticipata per tutti (o quasi) a 63 anni. La nuova manovra illustrata dal Governo prevede in sostanza l'istituzione di uno strumento unico di flessibilità in uscita con un solo fondo che include la trasformazione di Quota 103 in Quota 104, Ape Sociale e Opzione Donna. Il requisiti anagrafico è uguale per tutti. Si confermano le eccezioni già attuali, e una contribuzione variabile a seconda dei casi e delle tipologie. Vediamo quali.
Con la manovra varata dal Governo Quota 103 si trasforma in Quota 104 e viene assorbita insieme ad Ape sociale e Opzione donna in uno strumento unico di flessibilità in uscita, e apposito fondo, con un requisito anagrafico valido per tutti, tranne alcune eccezioni, che nella maggioranza dei casi sale rispetto a quelli attuali e una contribuzione variabile a seconda dei casi e delle tipologie.
PENSIONE: USCITA POSTICIPATA PER TUTTI A 63 ANNI
Le eccezioni sui requisiti anagrafici riguardano determinati casi. Infatti l'anzianità contributiva è variabile a seconda delle “tipologie”. Ovvero 36 anni per gli uomini disoccupati, impegnati in attività «gravose», caregiver o invalidi; 35 anni per le donne; 41 anni per la maggioranza dei lavoratori. Il nuovo strumento di flessibilità in uscita prevede che dal 2024 le tre misure saranno assorbite da un unico fondo. Il superamento di Quota 103 prevede anche che la soglia anagrafica minima di pensionamento sale da 62 a 63 anni.
Così come non sarà più consentito alle categorie di lavoratrici di accedere a Opzione donna al 60° anno di età (o a 59 anni con un figlio e 58 anni in presenza di più figli) così come previsto per il 2023.
PENSIONE, INCENTIVI PER RESTARE AL LAVORO
Il meccanismo previsto dalla manovra prevede una serie di incentivi per ritardare l'uscita e restare al lavoro, ma anche evitare penalizzazioni. Infatti Quota 104 inserisce un sistema di «premialità» per chi deciderà di rimanere al lavoro, sulla scorta del riadattamento del bonus Maroni deciso con la scorsa legge di Bilancio con cui viene di fatto lasciata nella busta paga del lavoratore la trattenuta contributiva del 9,19%.
Non solo. Il ministro dell’Economia ha fatto riferimento alla possibilità che fossero previste anche «penalizzazioni» per chi vorrà uscire con un leggero anticipo. A tal proposito si ipotizza un tetto alla misura massima della pensione erogabile fino al raggiungimento del requisito di vecchiaia.
PENSIONI, ATTIVO IL PENSIONAMENTO CON 42 ANNI E 10 MESI DI VERSAMENTI
Si conferma il canale per il pensionamento con 42 anni e 10 mesi di versamenti (1 anno in meno per le donne). Si tratta del canale previsto dalla Legge Fornero a prescindere dall’età anagrafica. Una opzione che vale anche per i cosiddetti lavoratori «precoci», quelli con 12 mesi di contribuzione effettiva prima del compimento dei 19 anni, a cui resta possibile l’accesso alla pensione con 41 anni di contributi. Infine si confermano i requisiti fissati dalla legge Fornero anche per il pensionamento di vecchiaia: sempre 67 anni d’età e 20 di contribuzione.
PENSIONI, RIDOTTI I VINCOLI PER I CONTRIBUTIVI PURI
Il pensionamento di vecchiaia diventa più facilmente accessibile ai lavoratori interamente «contributivi». Ovvero per coloro che sono privi di contribuzione fino al 31 dicembre 1995. A partire dal 2024 scomparirà il requisito relativo all’importo minimo della pensione maturata (cosiddetto «importo soglia»), pari a 1,5 volte l’assegno sociale (nel 2023 745,91 euro) per il diritto all’uscita all’età di 67 anni. Così come spiega Il Sole 24 ore, dovrebbe invece rimanere il vincolo di 2,8 volte l’assegno sociale per i lavoratori «contributivi» che decidono di utilizzare la via d’uscita alla soglia dei 64 anni.