Pensioni, riforma sempre più lontana. Si punta alla conferma di Quota 103, Opzione Donna e Ape Sociale allargata. Dopo la breve pausa estiva, torna sulla scena politica il dibattito sulla riforma pensionistica e le possibili soluzioni da definire in vista della prossima legge finanziaria. Alla luce di quanto emerso fino ad oggi, perde terreno la possibilità di costruire una riforma del sistema pensionistico che possa rispondere alle attese dei sindacati e degli addetti ai lavori.
Il nodo di partenza che condiziona l'operato dei tecnici e della politica resta l'esiguità delle risorse, tale per cui appare ormai evidente che saranno confermate le misure già adottate per il 2023. I bene informati e gli esperti ipotizzano che ci sarà poco spazio per le pensioni nella prossima Legge di Bilancio. Il rinvio della riforma al 2024 sarà contestualmente caratterizzato dalla definizione del quadro generale di riferimento, con la presa in carico dei giovani, presenti sul mercato del lavoro come liberi professionisti, incentivi all'adesione a fondi complementari, versamento del Tfr sul fondo pensionistico, ed altri.
PENSIONI, SI GUARDA ALLA RICONFERMA DELLE MISURE ATTIVE
Ad oggi le misure attive sulle pensioni che saranno confermate sono Quota 103, Opzione Donna e Ape Sociale. In merito a quest'ultima si fa avanti l'ipotesi di un allargamento della platea dei beneficiari, nello specifico una estensione dell’elenco delle mansioni gravose.
La seconda finestra del 2023 per la presentazione delle domande si è chiusa il 15 luglio, per la terza c’è tempo fino al 30 novembre.
PENSIONI, POCHE RISORSE A DISPOSIZIONE
La definizione delle manovre pensionistiche da mettere in campo passano necessariamente dalla considerazione delle risorse disponibili. La prossima Legge di Bilancio chiarirà l'indirizzo di economia politica che il Governo vorrà imprimere. Come è ormai chiaro, l'obiettivo dell'esecutivo è quello di intervenire sul cuneo fiscale, con un taglio che richiede un sostanziale impegno finanziario.
Il Ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti non ha mai nascosto la necessità di fare cernita, e che la maggior parte delle risorse sarà destinata al sostegno dei redditi medio bassi, con l’estensione del taglio del cuneo fiscale, e ad altre misure welfare come la detassazione dei premi di produttività.
A distanza di mesi, come più volte riportato dal Patronato Inac, il Ministro Giorgetti ancora sottolinea il preoccupante tasso di natalità registrato in Italia, che non consente di azzardare prospettive rosee sulla riforma pensionistica.
PENSIONI:SPUNTA UN'APE SOCIALE ALLARGATA AD UNA PLATEA PIU' AMPIA DI BENEFICIARI
Oltre a Quota 103, il nuovo modello per la pensione anticipata con 62 anni d’età e 41 di contributi, si attende una necessaria rivisitazione di Opzione Donna, con un ritorno ai vecchi requisiti, meno stringenti e che possano interessare un numero decisamente più alto di beneficiarie.
La sola novità che è stata introdotta di recente è l'introduzione di un allargamento della platea dei beneficiari dell’Ape Sociale, con una estensione dell’elenco delle mansioni gravose. In questo modo l’accesso all’anticipo pensionistico sarà garantito ad un numero maggiore di persone. L'ipotesi potrebbe essere presentata ai lavori di settembre per la definizione della Nadef- Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza. Così come non si esclude che si possa aprire un ragionamento al tavolo tecnico sulla riforma pensionisica allestito dalla Ministra Calderone con tecnici e parti sociali.
APE SOCIALE, CHI PUO' FARE DOMANDA PER IL 2023
Oltre alla casella temporale chiusa il 15 luglio scorso, è possibile presentare la domanda per la certificazione dei requisiti di accesso all'Ape Sociale fino al 30 novembre, ma è bene ricordare che le domande verranno prese in considerazione solamente nel caso in cui siano rimaste abbastanza risorse economiche.
La misura prevede una prestazione di accompagnamento alla pensione per specifiche categorie di lavoratori con almeno 63 anni d’età e senza i requisiti per la pensione anticipata o di vecchiaia.
A CHI E' RICONOSCIUTA L'APE SOCIALE
Nello specifico, la prestazione di Ape Sociale è riconosciuta:
ai lavoratori dipendenti che svolgono mansioni gravose (al momento della domanda la professione deve essere stata svolta per almeno 7 anni negli ultimi 10 o per almeno 6 anni negli ultimi 7);
agli invalidi civili al 74 per cento;
ai dipendenti disoccupati che hanno esaurito il trattamento di di NASpI (o equivalente);
ai caregivers che assistono da almeno 6 mesi.
Mentre, i requisiti di contribuzione minima variano in base alla categoria di appartenenza. Ovvero:
almeno 30 anni per i dipendenti disoccupati, gli invalidi civili e i caregivers;
almeno 32 anni per gli operai edili, i ceramisti con codice di classificazione Istat 6.3.2.1.2 e i conduttori di impianti per la formatura di articoli in ceramica e terracotta con codice di classificazione Istat 7.1.3.3;
almeno 36 anni per gli altri lavoratori che svolgono mansioni gravose.
Inoltre, per le lavoratrici madri di tutte le categorie è prevista un’ulteriore riduzione del requisito contributivo pari ad un anno per ogni figlio (massimo 2 anni).
La prestazione economica viene erogata fino alla vecchiaia o fino alla maturazione dei requisiti per la pensione anticipata e, se inferiore a 1.500 euro, è pari alla rata del trattamento pensionistico calcolata al momento dell’accesso alla prestazione. Se superiore si riceverà un assegno di 1.500 euro.
PENSIONI, LA LEGA PROPONE QUOTA 41 MA CON FORMULA CONTRIBUTIVA E ASSEGNO RIDOTTO
La proposta del Carroccio presentata già all'inizio della legislatura torna a chiedere considerazione. La proposta di introdurre Quota 41 per tutti permetterebbe un’uscita anticipata dal mondo del lavoro con soli 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età. La proposta peò aggiunge un nuovo fattore: il calcolo dell’assegno attraverso un metodo contributivo, insieme alla possibile riduzione dell'assegno. La proposta è stata ideata per dimostrare che la riforma potrebbe essere sostenibile, se implementata per un solo anno, ovvero il 2024, e se accompagnata dal calcolo dell’assegno in base al metodo contributivo. L’obiettivo è quello di garantire una spesa iniziale maggiore, seguita da un risparmio annuo nel tempo, grazie al taglio degli assegni generato dall’applicazione del metodo contributivo.