Pensioni anticipate, le uscite prima della vecchiaia nella stretta dei vincoli e dei disincentivi. Con la fine di Quota 100, Quota 102 e Opzione Donna, il Governo Meloni ha messo in campo provvedimenti per limitare gli accessi al pensionamento anticipato. Tra paletti e disincentivi le scorciatoie sono divenute meno praticabili.
PENSIONI ANTICIPATE, LE ALTERNATIVE POSSIBILI
L’alternativa principale per non attendere i 67 anni, è la pensione anticipata ordinaria, che richiede 42 anni e 10 mesi di contributi (un anno in meno per le donne) a prescindere dall’età. Tra la maturazione del requisito e la decorrenza deve trascorrere una finestra di 3 mesi, che diventa di 4 nel caso la pensione sia liquidata dalla Cassa per i dipendenti degli enti locali, da quella dei sanitari, da quella degli ufficiali giudiziari e da quella per gli insegnanti di asilo e di scuole elementari parificate.
A parte il progressivo ampliamento di quest’ultima finestra (da 4 arriverà a 9 mesi per chi maturerà i requisiti dal 2028), è sostanzialmente l’unica forma di anticipo che non comporta penalizzazioni economiche o requisiti troppo stringenti.
PENSIONI ANTICIPATE, LA CONTRIBUTIVA ANTICIPATA: 64 ANNI E 20 ANNI DI CONTRIBUTI
Ancora poco utilizzabile per ragioni anagrafiche la pensione contributiva anticipata prevista con 64 anni di età e almeno vent’anni di contributi. Un’uscita che prevede un importo soglia di almeno tre volte l’assegno sociale. Inoltre fino al raggiungimento dell’età per la vecchiaia l’importo pagato non sarà superiore a cinque volte il minimo, anche se si avesse diritto a una quota maggiore.
PENSIONI ANTICIPATE "PRECOCI", 41 ANNI DI CONTRIBUTI MA SOLO PER SPECIFICHE CATEGORIE
Gli anni di contributi, sempre indipendentemente dall’età, scendono a 41 per i lavoratori “precoci” cioè quelli che hanno maturato almeno 12 mesi di contributi da lavoro prima dei 19 anni di età. Ma contemporaneamente devono rientrare in una delle categorie ritenute meritevoli di questo sconto (disoccupati, invalidi civili, care giver, addetti a mansioni gravose o usuranti).
PENSIONI ANTICIPATE, QUOTA 1013
I 41 anni di contributi devono coesistere con almeno 62 anni di età per accedere a quota 103, che però comporta il calcolo dell’importo dell’assegno con il metodo contributivo (in genere più sfavorevole di quello misto), una finestra di 7 mesi per il comparto privato e di 9 mesi nel pubblico, un limite massimo di importo (attualmente 2.413,60 euro lordi mensili) fino al raggiungimento dell’età per la pensione di vecchiaia.
PENSIONE ANTICIPATA PER LE DONNE
L’obbligo di calcolo con il metodo contributivo non costituiva più un deterrente (si sono superate le 25mila uscite in un anno) e così si sono alzati i requisiti ed è stato reso accessibile solo a disoccupate o dipendenti da aziende in crisi, care giver e invalidi civili. Di conseguenza quest’anno sono state stimate 2.600 beneficiarie che devono anche possedere i due requisiti principali richiesti da “opzione donna”: almeno 61 anni di età e almeno 35 anni di contributi maturati entro il 2024. E poi devono attendere una finestra di 12 mesi se lavoratrici dipendenti e di 18 mesi se autonome.
PENSIONE ANTICIPATA PER CHI SVOLGE ATTIVITA' USURANTI E APE SOCIALE
Altrettanto residuale è l’utilizzo del pensionamento per chi svolge attività “usuranti”, che consente di accedere alla pensione con un meccanismo di quote (età + contributi) a partire da un requisito minimo anagrafico di 61 anni e 7 mesi.
Resta, infine, la carta dell’Ape Sociale: uno scivolo pensionistico a carico dello Stato per lavoratori in condizioni di difficoltà. Si tratta di un’indennità temporanea che accompagna alla pensione di vecchiaia a partire da 63 e 5 mesi.