Pensioni, in arrivo il decreto da 200 milioni per fermare l'aumento dell'età. Senza interventi, dal primo gennaio 2027 gli italiani andrebbero in pensione di vecchiaia a 67 anni e 3 mesi. E in pensione anticipata con 43 anni e un mese di contributi (un anno in meno per le donne). Esattamente tre mesi in più dei requisiti attuali, in vigore dal 2019.
Lo ha anticipato la testata giornalistica Repubblica, secondo cui l'obiettivo sarebbe quello di sterilizzare l’aumento di tre mesi previsto dal primo gennaio 2027 per via dell’aumentata speranza di vita. La conferma arriva anche dal Sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, che preannuncia la sospensione dell'aumento in quanto il costo non appare proibitivo.
PENSIONI, IL DECRETO 1 MAGGIO POTREBBE CONTENERE ANCHE PROVVEDIMENTI SUI SALARI
Nel provvedimento dovrebbero confluire anche misure per i salari, finalizzate a incentivare il rinnovo dei contratti e la contrattazione di secondo livello. Non si esclude anche una norma fiscale per bloccare l’errore del super acconto Irpef, calcolato con le quattro aliquote anziché le tre più basse.
Norma necessaria prima dell’invio da parte dell’Agenzia delle entrate delle dichiarazioni dei redditi precompilate, ormai alle porte. Il sottosegretario Durigon e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti si sono espressi più volte a favore di uno stop ai tre mesi ufficializzati da Istat e recepiti dalla Ragioneria.
PENSIONI, SENZA INTERVENTI DAL 2027 L'ETA' SI ALZA A 67 ANNI E 3 MESI
Senza interventi, dal primo gennaio 2027 gli italiani andrebbero in pensione di vecchiaia a 67 anni e 3 mesi. E in pensione anticipata con 43 anni e un mese di contributi (un anno in meno per le donne). Esattamente tre mesi in più dei requisiti attuali, in vigore dal 2019.
Un aumento che riflette i dati Istat ma che il governo intende congelare almeno per quell’anno, per poi eventualmente riconsiderare l’incremento a partire dal 2028, magari sommando anche ulteriori aumenti futuri.
Il rischio più immediato riguarda i cosiddetti “esodati”, stimati in circa 44mila persone: lavoratori che, tra il 2020 e il 2024, hanno aderito ad accordi aziendali per l’uscita anticipata e che, senza una modifica normativa, si troverebbero scoperti per tre mesi, senza reddito né pensione.
L’urgenza di chiarire la situazione è dettata anche dalla necessità di dare certezze alle imprese, che stanno negoziando piani di prepensionamento. Al momento, l’Inps ha dovuto rimuovere dai propri sistemi l’adeguamento previsto, in attesa di una decisione politica definitiva.