A raccontare l’esito positivo della vicenda è Sandra Chiavacci dell’Inac-Cia di Pistoia in Toscana che ha seguito la partica dell’operaio agricolo, dall’inizio alla fine dell’iter. Il signore in questione, che è tornato all’attività lavorativa seppur in altra azienda e con mansioni diverse, si era rivolto al patronato perché aveva un grosso problema ad una spalla e voleva capire se avesse avuto diritto ad accedere al riconoscimento della Malattia Professionale. Presi in carico la questione, perché in base al racconto dell’assistito sul tipo di lavoro che svolgeva quotidianamente e con supporto delle certificazioni attestanti la sua patologia, ero possibilista sull’accoglimento della domanda. Appariva chiaro, infatti, il nesso causale tra il danneggiamento dell’articolazione e il tipo di movimento che sollecitava e sforzava con l’attività colturale che esercitava costantemente il signore.
Non è trascorso troppo tempo tra l’invio della domanda a Inail e il primo riconoscimento del “danno biologico” a cui è seguito un aggravamento della patologia, anch’essa riconosciuta dall’Istituto e quindi è stato liquidato il relativo indennizzo di euro 19.300. Un importo “una tantum”. C’è soddisfazione -spiega Sandra Chiavacci- quando riusciamo a far rispettare le tutele ai nostri patrocinati, adesso il lavoratore è in attività ma con una mansione che non sottopone i suoi arti a continue sollecitazioni.