Opzione Donna verso la riconferma senza ritocchi, si decide a settembre. Il recente incontro del 26 giugno ha riaperto il confronto tra gli addetti ai lavori sulle nuove manovre che incideranno sulla previdenza. Come sottolineato dalle sigle sindacali, insoddisfatte per l'esito della riunione, la possibile rivisitazione di Opzione Donna è stata trascurata. Ma non si esclude che i tecnici incaricati dal Ministero stiano lavorando per proporre una versione meno restrittiva da calendarizzare nella rossima legge di bilancio, tale da consentire una più ampia adesione.
OPZIONE DONNA VERSO LA RICONFERMA
Le modifiche da apportare a Opzione Donna dipenderanno dalla disponibilità di risorse che saranno appostate per il pacchetto previdenza nella manovra. Intanto gli addetti ai lavori ritengono che con tutta probabilità l’uscita anticipata con il ricalcolo contributivo dell’assegno che l’ultima legge di bilancio ha limitato a una ristretta platea di lavoratrici, rimarrà invariata per il 2024.
OPZIONE DONNA, LE IPOTESI POSSIBILI
Al vaglio del tavolo ci sarebbero già almeno altre due ipotesi, oltre a quella, ormai considerata improbabile, del ripristino dei requisiti in vigore nel 2022 (58 anni d’età, 59 per le “autonome”, e 35 di contributi). La prima parte dalla soglia anagrafica minima di 60 anni ma guardando a una platea molto più ampia di quella attuale (composta da caregiver, invalide civile in misura pari o superiore al 74% e “licenziate”). Con questa opzione verrebbe eliminato il cosiddetto “criteri figli” (requisito dell’età ridotto di un anno per ogni figlio, per un massimo di due anni).
La seconda ipotesi allo studio prevede il ricorso a un modello simile a quello dell’Ape sociale. Con un anticipo pensionistico che sarebbe accessibile a partire sempre da 60 anni, o forse 61, anziché dai 63 anni, che è attualmente è di fatto l’età di riferimento dell'Ape.
OPZIONE DONNA, DIBATTITO RINVIATO AL 5 SETTEMBRE
In occasione del terzo dei quattro appuntamenti tecnici previsto dal calendario estivo di incontri sulle pensioni tra il ministro del Lavoro e i sindacati, che è incentrato proprio sul tema dei lavori gravosi e della tutela previdenziale per le donne, si attende un chiarimento sul futuro di Opzione donna, che ha prodotto esiti assai deludenti. L'appuntamento è fissato per il 5 settembre. I tecnici del'osservatorio sul monitoraggio della spesa previdenziale dovrebbero proporre le possibili soluzioni. Il calendario prevede che sarà affrontato il capitolo della pensione di garanzia per i giovani (l'11 luglio) e subito a ruota quello altrettanto delicato della flessibilità in uscita e degli esodi (il 18 luglio). Si chiuderà il 18 settembre, per poi tirare le somme in vista della definizione della prossima legge di bilancio, con il tavolo tecnico sulla previdenza complementare.
LA FLESSIBILITA' IN USCITA E' IL NERVO SCOPERTO
La Ministra del Lavoro ha presentato la possibilità di adottare uno strumento unico per gli esodi incentivati. Ma al tavolo si è parlato anche della proroga di Quota 103 nel 2024, leggermente rivista. Ma tra le ipotesi tecniche in corso di valutazione rimane anche quella di Quota 41 (ma non prima del 2025) per i soli lavoratori “contributivi” o, in alternativa, per tutti i lavoratori interessati ma con il ricalcolo contributivo del trattamento. Molto dipenderà dalle risorse disponibili, che di certo non consentiranno di aprire manovre eccessivamente costose. E' previsto infine un prolungamento dell’Ape sociale con una platea rivista e ampliata dei lavoratori impegnati in attività gravose potenzialmente interessati all’Anticipo pensionistico.