Oltre 500 mila lavoratori autonomi iscirtti all'Inps, ma gli assegni sono bassi e i professionisti sono destinati a perdere oltre la metà del reddito. Crescono gli autonomi iscritti alla gestione separata dell’Inps, in Italia poiché tra il 2015 e il 2024 il loro numero «è aumentato del 68%, trainato soprattutto dalle donne (+91%), che oggi rappresentano quasi la metà del totale (47%)». Nel complesso, si contano 544.000 soggetti. Il dato è contenuto nello studio presentato a Roma, al convegno di Confcommercio professioni. Per la presidente Anna Fioroni, le simulazioni previdenziali mostrano uno scenario preoccupante: un professionista che versa alla gestione separata dell’Inps inizia a contribuire a 30 anni e si pensiona a 67», dunque «perderà oltre la metà del reddito» una volta andato in quiescenza.
LAVORATORI AUTONOMI ISCRITTI ALL'INPS, LE NUOVE FIGURE PROFESSIONALI
Consulenti e formatori di management, amministratori di condominio, designer, wedding planner, influencer/content creator, insegnanti Yoga, professionisti di benessere, movimento, pilates ed esercizio fisico, consulenti finanziari, professionisti della prevenzione e sicurezza sul lavoro. E ancora professionisti Ict; guide turistiche; informatori cosmetici qualificati, business designer, family officer, interpreti, project manager, insegnanti metodo Feldenkrais.
LAVORATORI AUTONOMI ISCRITTI ALL'INPS, CHI ENTRA TARDI AVRA' ASSEGNI PENSIONISTICI BASSI
Nel documento viene messo in evidenza che il tasso di sostituzione lordo (ossia il rapporto tra la pensione e l’ultimo guadagno) «si aggira attorno al 45-46%, mentre quello netto scende fino al 40% per i redditi medi. E chi entra più tardi nella gestione separata (ad esempio a 35 anni) vede peggiorare ulteriormente gli indicatori, con assegni che non superano il 37-41% dell’ultimo reddito».
LAVORATORI AUTONOMI ISCRITTI ALL'INPS, WELFARE INFERIORE ALLA CONTRIBUZIONE PAGATA
Per Fioroni «colpisce il divario strutturale tra le prestazioni di welfare della gestione separata Inps e le contribuzioni corrispondenti. Ciò significa che i professionisti iscritti in via esclusiva ottengono prestazioni di welfare (come l’indennità per ricovero ospedaliero, la maternità e paternità e il congedo parentale) di molto inferiori alla contribuzione pagata». Di qui la necessità di pensare a strumenti di integrazione della pensione futura.