L'impatto della transizione demografica sulle pensioni, Inps in audizione alla Camera: incrementare i lavoratori e incentivare donne e giovani. Il 10 aprile scorso a Roma presso la Camera dei Deputati, il Direttore centrale Pensioni, Vito La Monica, e il Direttore centrale Studi e ricerche, Gianfranco Santoro, hanno partecipato all’audizione in Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti economici e sociali derivanti dalla transizione demografica in atto.
Partendo dalle condizioni dell’attuale quadro demografico, l’Istituto ha riportato le proprie considerazioni in merito a:
In particolare, per far fronte all’invecchiamento della forza lavoro, non compensata dalle nuove nascite, è importante incrementare il numero di lavoratori e migliorare la continuità delle posizioni lavorative, incentivando la partecipazione al mercato del lavoro di donne e giovani.
Rilevante, in questo senso, il ruolo delle politiche che intervengono a sostegno di:
Non meno importanti, inoltre, le politiche di promozione della dignità e dell’autonomia della popolazione anziana, per cui l’INPS è impegnato in prima linea quale ente erogatore dei benefici assistenziali legati allo stato di invalidità e non autosufficienza (come la Prestazione unica e universale).
L’Istituto, infine, si è reso disponibile a proseguire la collaborazione con la Commissione, anche in ragione della partecipazione al Partenariato esteso “Age-It”, nell’ambito dello svolgimento della propria funzione istituzionale di ricerca.
L'IMPATTO DELLA TRANSIZIONE DEMOGRAFICA SULLE PENSIONI
Inps rileva nella memoria, che il sistema pensionistico va monitorato nei prossimi trent’anni. Tuttavia, non vi sono ragioni per ritenere che lo stesso non sia in grado di garantire le prestazioni cui è preposto. Occorre in ogni caso essere vigili e mettere in atto politiche pubbliche adeguate ad alleviare l’impatto della transizione demografica in atto sul futuro delle pensioni.
L’equilibrio del sistema pensionistico basato su un sistema di finanziamento a ripartizione pura è assicurato, oltre che dal contenimento della spesa pensionistica, anche dalla adeguata consistenza delle entrate contributive dei lavoratori. Dopo trent’anni di riforme volte a contenere la spesa pensionistica, occorre lavorare per accrescere la base contributiva incrementando il numero dei contribuenti da un lato e assicurando retribuzioni/redditi adeguati ai contribuenti.