La riforma pensionistica torna al centro del confronto. Dopo quattro mesi di congelamento dei lavori, il confronto sulla previdenza viene nuovamente calendarizzato. La convocazione delle parti sociali è fissata al 26 giugno con l'ordine del giorno sugli anticipi pensionistici, tra gli altri. Non si esclude che nuove proposte possano arrivare dall'osservatorio sul monitoraggio della spesa previdenziale istituito dal Ministero del Lavoro.
Sul tavolo approdano la“copertura previdenziale” dei giovani, la possibilità di spianare la strada alla cosiddetta «staffetta generazionale» e il rilancio della previdenza complementare, possibilmente anche con una nuova fase di silenzio-assenso per il Tfr.
RIFORMA PENSIONISTICA, PRIME MISURE IN AUTUNNO
Come già preannunciato, l' esecutivo di Governo smorza l' ipotesi di una riforma pensionistica netta, preferendo la strada di una riforma in stati di avanzamento. Si partirà dal prossimo autunno, per arrivare in più tappe, al compimento di interventi strutturali entro la fine della legislatura. Il punto di arrivo resta l'adozione di Quota 41, mentre nel 2024 sono attese le misure più urgenti, compatibilmente con le risorse a disposizione.
Le risicate risorse disponibili condurranno presumibilmente alla proroga di Quota 103, magari in versione leggermente rivisitata rispetto all'attuale formula.
RIFORMA PENSIONISTICA, LE MISURE DA INSERIRE NELLA PROSSIMA LEGGE DI BILANCIO
Il confronto tra la premier Giorgia Meloni e i leader sindacali, riparte con l'obiettivo di definire le misure da inserire nella prossima legge di bilancio ma anche di individuare le linee guida degli interventi da adottare negli anni a venire per evitare il rischio che nei prossimi decenni si manifesti quella che la stessa presidente del Consiglio ha definito «una bomba sociale».
Gli aumenti delle pensioni minime annunciati per luglio, come adeguamento all' inflazione, potrebbero comportare ulteriori incrementi nel 2024, per effetto di una rivalutazione altrettanto marcata degli assegni pensionistici. L'adeguamento potrebbe aggirarsi attorno al 6%, seppure con le limitazioni imposte dal meccanismo attivato dall'ultima legge di bilancio.
RIFORMA PENSIONISTICA, SI CONFERMA QUOTA 103 FINO AL 2024
A fine anno si conclude l'esperienza annuale di Quota 103 (la possibilità di uscita con 41 anni di versamenti e 62 anni d'età) e quella dell'Ape sociale. Per il 2024 si prevede l'adozione di una misura ponte, prolungando di altri 12 mesi Quota 103, eventualmente in una versione leggermente rivisitata, così come l'Ape sociale. A questo si aggiunge un'estensione della platea dei lavoratori impegnati in attività usuranti che possono accedere a forme di uscita anticipata.
OPZIONE DONNA, ORA I CORRETTIVI
Opzione donna attende degli accorgimenti. L'uscita anticipata con il ricalcolo contributivo dell'assegno, è stata limitata ad un bacino di lavoratrici troppo ristretto. Le parti sociali da mesi chiedono il ripristino dei requisiti in vigore nel 2022 (58 anni d'età, 59 per le lavoratrici autonome, e 35 di contributi).
RIFORMA PENSIONISTICA, SPUNTA IL PIANO GIOVANI
Così come richiesto a gran voce da un'ampia platea di accademici e studi ad hoc, guadagna la scena il piano-giovani per garantire un'adeguata copertura previdenziale agli under 35 interamente “contributivi” con carriere discontinue.
Un piano che dovrebbe agire sul fronte della previdenza obbligatoria, con contribuzioni figurative legate al percorso di studi e con riscatti della laurea ultra-agevolati, ma che dovrebbe anche poggiare sulla previdenza integrativa. Il rilancio dei fondi pensione è, del resto, ai primi punti dell'agenda dell'esecutivo. A questo si aggiunge la possibilità di incentivare la cosiddetta «staffetta generazionale», favorendo l'uscita dei lavoratori anziani in concomitanza dell'assunzioni di giovani e prevendendo meccanismi di “affiancamento”.
IL SILENZIO- ASSENSO PER IL TFR
I giovani sono poco attenti alle forme di previdenza integrative, per questo il Dicastero del Lavoro valuta diverse ipotesi da mettere in campo. La prima fra tutte è quella relativa all'innalzamento dell'attuale soglia di deducibilità (attualmente a 5.164,57 euro annui).
Oltre a una nuova fase di silenzio-assenso per destinare il Tfr ai fondi pensione, così come già accade per una buona fetta di lavoratori. Nel 2022 il flusso di Tfr convogliato sulla previdenza complementare è stato di 7,3 miliardi, con una crescita di 339 milioni rispetto al 2021.