Garantire una qualità della vita con il rafforzamento dei servizi sanitari agli anziani, e implementare servizi e incentivi alle famiglie per supportare la natalità. Gli stati Generali della natalità appena conclusi e la lettera di commiato inviata dal presidente dell'INPS Pasquale Tridico in conclusione del mandato, danno forma ad un profilo sociale del Paese che obbliga ad un intervento strutturale della politica.
Per Tridico e tutto il cda uscente due in particolare sono le incognite che potrebbero minare l'equilibrio di bilancio: l'andamento della crescita demografica, ovvero il fenomeno della denatalità accompagnato dal rapido invecchiamento della popolazione, e le ricadute dell'indicizzazione degli assegni pensionistici, trainata dalla corsa dell'inflazione, non compensate da un'analoga crescita dei salari.
Ai dati forniti dall'Istituto, che ha fronteggiato la pandemia e ha sostenuto la sfida più difficile della storia, con l'erogazione di prestazione per 60 miliardi, si incrociano quelli divulgati dall'ex presidente Istat Gian Carlo Blangiardo agli Stati Generali della Natalità: la popolazione italiana è destinata a perdere 11 milioni di abitanti nei prossimi anni in assenza di politiche tese a mitigare un ulteriore crollo.
INVERNO DEMOGRAFICO, TRIDICO: A RISCHIO L'EQUILIBRIO DI BILANCIO INPS
Nella lettera di commiato Tridico scrive: «l'andamento della crescita demografica in Italia pone a rischio l'equilibrio di bilancio e apre nuove sfide per governare gli scenari del futuro». Il progressivo invecchiamento della popolazione associato al fenomeno della denatalità rischiano di trasformarsi in una mina per i conti dell'ente e per la sostenibilità dell'intero sistema previdenziale. A questo si aggiunge: «la ripresa dell'inflazione, dal 2022, soprattutto a fronte di una dinamica salariale e contributiva costante, pone criticità già dal 2023, considerando l'indicizzazione, seppure non al 100% per tutti i pensionati, dei ratei pensionistici».
INVERNO DEMOGRAFICO, IN DIECI ANNI SI È PASSATI DA 500 MILA NATI ALL'ANNO A 390 MILA
L'ex presidente Istat Blangiardo ha ricordato che una decina di anni l’Italia è passata dai 500mila nati all’anno, al record negativo del 2022, di 390mila, a fronte dei 700mila decessi. Nei prossimi anni, in assenza di interventi, si passerà dagli attuali 59 milioni di abitanti a 48. A sostegno dell'analisi statistica si è pronunciato il ministro della Scuola Giuseppe Valditara e il ministro dell'economia Giancarlo Giorgetti: gli studenti caleranno in 10 anni dagli odierni 7,4 milioni a 6. Per Giorgetti «da qui al 2042 con gli attuali tassi di fecondità il nostro Paese rischia di perdere per strada percentuali del Pil impressionanti, pari al 18%». Per non parlare delle pensioni che non potranno essere pagate perché, ha osservato il ministro, i lavoratori saranno assai meno dei pensionati.
INVERNO DEMOGRAFICO, VERSO LA DEFISCALIZZAZIONE PER LE FAMIGLIE CON FIGLI
Alla luce dei dati emersi in occasione degli Stati Generali, è arrivato dal Governo l’impegno a intervenire per invertire la rotta. Giorgetti ha alluso a una defiscalizzazione per le famiglie con figli, così da aumentare il loro “reddito disponibile”. Il Governo pare orientato verso lo strumento fiscale, diversamente da altri Paesi (come Francia, Germania e nordici) che hanno puntato più sui servizi alle famiglie per favorire l’occupazione delle donne e quindi il secondo stipendio in casa. Intanto, la ministra Eugenia Roccella ha annunciato un imminente provvedimento proprio per incrementare i servizi alla maternità.