All'indomani della manifestazione di piazza della Cia- Agricoltori Italiani, che ha visto la partecipazione di oltre due mila persone in Piazza Santi Apostoli, il presidente Cristiano Fini sottolinea in un'intervista esclusiva a Qui i Diritti le gravi criticità che sta affrontando il settore primario e l'indebolimento complessivo degli imprenditori agricoli, stremati dall'inflazione e da tutte le conseguenze dei cambiamenti climatici. "Noi non siamo il problema ma la soluzione" è il monito che Fini e l'associazione di categoria lanciano dalla piazza. "Senza un'equa redistribuzione del reddito su tutta la filiera produttiva, sarà impossibile per molti continuare a fare impresa".
La Cia-Agricoltori Italiani, di fatto, è la prima organizzazione di rappresentanza del mondo agricolo che scende in piazza con una manifestazione nazionale, dopo diversi anni. Anni molto particolari per il Paese ma per il mondo più in generale con una pandemia, conflitti bellici e calamità ambientali. In tale contesto in Italia si sono alternati ben tre Governi. Qual è la causa scatenante che, proprio adesso, ha spinto la Cia a manifestare?
"In realtà, una serie di concause, soprattutto l’urgenza di intervenire su capitoli non rinviabili. Il fattore tempo, in questa contingenza, gioca un ruolo determinate. Le aziende agricole stanno lavorando in perdita, i costi di produzione sono schizzati in alto e il mercato non consente ai produttori di spuntare prezzi remunerativi. Il paradosso è che questa situazione va a discapito anche dei consumatori che si ritrovano al dettaglio aumenti generalizzati su molti prodotti. Non c’è coerenza nella catena della formazione del prezzo. Su questo, si chiede un intervento urgente e di trasparenza nel percorso dal campo alla tavola. Quegli accordi di filiera più volte annunciati e che non trovano una concretizzazione reale. Fatto sta che ha gravare su un sistema già deficitario, si somma un calo della produzione veramente importante, anche in virtù di calamità naturali: l’ortofrutta registra un calo medio del 40%, idem cereali, in forte contrazione anche l’uva a vino, solo per citare alcuni esempi. Ed alcuni altre criticità ancora non trovano risposte incisive, come nel caso della fauna selvatica che continua a minare le produzioni nei campi e i mancati ristori per le aziende colpite da alluvioni e disastri analoghi. Occorre, dunque, non ragionare in termini emergenziali, il sistema assicurativo va ripensato, tenendo conto dei mutamenti climatici che non possono essere più declinati come fattori ed eventi straordinari. E’ impensabile procedere ancora su questa china, dove tutti i rischi d’impresa ricadono su chi produce. Il ragionamento deve essere fatto su un piano veramente complessivo, Governo, attraverso i ministeri coinvolti (perché non c’è solo quello dell’agricoltura in connessione con il comparto), L’Europa, La Ricerca e tutti gli stakeholder che cooperano nel settore. Soprattutto in Europa dovremo lavorare per una netta inversione di tendenza, basta ad approcci vincolistici che ingabbiano la nostra attività e minano gli interessi del made in Italy agroalimentare. Anche a Bruxelles devono capire che noi agricoltori non siamo il problema ma la soluzione di molte partite aperte, a livello di sostenibilità anche ambientale. Gli agricoltori sono i primi attori i n campo per traguardare la svolta green da tutti auspicata?
C'è stata molta attenzione dei media all' iniziativa Cia. Lei ha potuto registrare qualche prima reazione dal Governo? E' stata ricevuta una delegazione dell'organizzazione? Se si, che tipo di rassicurazioni sono state date?
"Siamo soddisfatti del successo della manifestazione, ringrazio ancora chi si è sobbarcato ore ed ore di viaggio, per far sentire più forte il grido di dolore dell’agricoltura italiana e degli agricoltori. Una nostra delegazione è stata ricevuta da rappresentanti dell’Esecutivo di Governo e siamo stati ascoltati con attenzione. Certamente, ci è stato detto che si interverrà per urgenze e priorità. Calamità naturali e governo della fauna selvatica sono in testa all’agenda del fare. Poi, presseremo affinché vengano appostate risorse per tutte le altre partite aperte"
Il primo documento di Legge di Bilancio che inizia a circolare sembrerebbe non contenere misure interessanti per il comparto e neanche a sostegno del tessuto sociale più in difficoltà. Crede ci sia spazio per emendare fortemente il testo base? Su quale capitoli si concentreranno le rivendicazioni di Cia?
"Siamo consapevoli che la coperta sia “veramente corta”, però questo non significa che non porteremo, all’interno dell’iter parlamentare, le istanze degli agricoltori, attraverso la promozione di emendamenti. Faremo altrettanto su capitoli che sono strettamente connessi a tutti i ragionamenti che facciamo per dare respiro e futuro al settore primario. Penso alla questione legata alle pensioni: quelle degli agricoltori non sono degne di un Paese civile, c’è chi ha lavorato una vita nei campi che prende 500 euro al mese: inaccettabile. E’ doveroso riparametrarsi con gli altri Paesi europei dove nessuno sta sotto gli 800 euro al mese. Importi lontani comunque dall’essere equi, con il costo della vita che cresce in continuazione. Per non parlare di un altro problema, anch’esso vitale, il problema del presidio sanitario, in particolare nelle aree interne e rurale dove è avvenuto un progressivo smantellamento dei servizi di prossimità. Tutta queste inefficienze concorrono a non rendere appetibile il comparto. Se manca reddito, se mancano servizi e tutele, è difficile richiamare i giovani ad imprendere in agricoltura"
Da una parte si reclama l'ingresso di forze giovani nel mondo produttivo, dall' altra l'esecutivo propone norme incentivanti per chi posticipa il proprio diritto alla pensione. Come giudicherebbe questa misura?
"Siamo da sempre convinti che ci sia la necessità di creare spazi per nuovi ingressi nel settore, proprio ora che l’innovazione, l’orizzonte digitale richiede anche in agricoltura e nell’agroalimentare, competenze e professionalità di nuova formazione. Questa nostra visione cozza ovviamente con eventuali misure che vanno in un’altra direzione. I giovani vanno instradati e va offerta loro una formazione seria e di alto livello, sta lì il vero valore aggiunto che serve alle nostre imprese. Investire sui ragazzi non può essere sempre, e solo, un mero spot elettorale, bisogna programmare, investire risorse ingenti. Un giovane che inizia un percorso deve avere chiaro il suo traguardo e i vari step della sua possibile carriera, in questa ottica è fortemente disincentivante osservare ciò che accade in questa fase, dove guida la confusione e l’approccio emergenziale sulle questioni, vacillano certezze e il sistema pensionistico non ha alcun tratto dinamico. Occorre una visione lungimirante, per dare all’agricoltura il ruolo centrale che dovrebbe avere, senza agricoltura non c’è futuro, non può esistere un ambiente sostenibile senza l’intervento costante di chi presidia i territori, nelle regole e innovandosi. Il settore sta contribuendo, in maniera importante, a contenere l’impatto ambientale per le attività collegate alla produzione, anzi genera energie pulite. Questo aspetto, anche a livello di comunicazione, non viene spiegato correttamente. Anzi, non lo racconta quasi nessuno, purtroppo".