Donne assenti dal Pnrr e dalla Pac, escluse dagli incentivi di "Più impresa" e colpite dal netto peggiornamento di "Opzione donna". Nella Giornata Internazionale dedicata alle Donne l'associazione Donne in Campo-Cia accende i riflettori sull'assenza delle donne nei ruoli chiave della produttività, della rappresentanza ai tavoli decisionali, delle politiche di supporto e accompagnamento al lavoro soprattutto nelle aree interne del Paese. Una denuncia che la stessa presidente Pina Terenzi mai avrebbe voluto divulgare l'8 marzo, ovvero nell'unica data concessa per aprire il dibattito sul ruolo delle donne nella società contemporanea. Lontano dagli slogan stucchevoli attribuiti alla giornata, Terenzi va dritta al problema. "Sembra che tutti vogliano proteggerci, ma non ci danno per le ali per affermare la nostra autodeterminazione" spiega. "Continuiamo a non avere le stesse possibilità degli uomini e a occupare statistiche di scarsa affermazione. E' arrivato il momento di aprire una rivoluzione culturale e ribaltare gli schemi, per affermare la parità dei diritti, che nei fatti non è mai arrivata".
L'associazione a tal proposito pubblica una nota in cui torna a chiedere l’approvazione di una legge quadro per l’imprenditoria femminile in agricoltura, che preveda tra l’altro la costituzione di un Ufficio permanente presso il Masaf e di un Osservatorio, con l’obiettivo di promuovere l’accesso delle donne all’attività agricola e di potenziare le politiche attive del lavoro nel settore primario.
La Presidente Terenzi spiega che le donne si trovano escluse sia dai fondi nazionali finanziati dal Piano di ripresa e resilienza che da quelli dedicati all’agricoltura, risultando fortemente penalizzate e discriminate nei confronti delle colleghe di altri comparti. Stessa situazione con la Politica agricola comune dell’UE, che prescrive regole uguali per tutti piuttosto che valorizzare le differenze garantendo pari opportunità.
"L’agricoltura femminile dunque sembra sparita dalle politiche nazionali ed europee: non ci sono provvedimenti specifici dedicati come gli incentivi ad hoc della misura Più Impresa, non rifinanziata dall’ultima Legge di Bilancio. Anche il Fondo Impresa Donna oggi ammette agli stanziamenti le imprenditrici di tutti i settori, compreso quello della trasformazione alimentare, ma tiene fuori la produzione agricola" spiega la Presidente.
"Sono oltre 200.000 le imprenditrici agricole italiane, in prima linea per difendere il settore quale asset strategico del Paese, dove la produzione di cibo e la tutela del territorio camminano insieme, rappresentando il patrimonio di biodiversità, salute e benessere, cultura e tradizione del Made in Italy".
Bisogna lavorare per introdurre la visione delle donne in agricoltura, che nelle aree interne sono protagoniste della produttività, della resilienza, della multifunzionalità. Qui le donne generano economie importanti, traguardano nuove possibilità e esplorano nuovi settori ma la società in generale non si preoccupa di garantire servizi. Senza contrare che c'è un bisogno sempre maggiore della presenza di donne che impegnano ruoli chiave nella governance e ai tavoli decisonali. "La visione femminile delle donne in agricoltura deve potersi integrare con quella maschile" continua Terenzi. "Nessuno ambisce all'uguaglianza del genere, ma al rispetto delle differenze che nel nostro, come negli altri settori, è un valore aggiunto di arricchimento complessivo. Il confronto e la condivisione delle scelte è mancata per troppo tempo e l'impegno di Donne in Campo è quello di condizionare la cultura e di incidere nei processi decisionali. Questa è l'agricoltura del futuro: il rispetto come fondamenta di una casa comune aperta a tutti, e che fa dell'ascolto la sua linfa vitale" conclude.