Colf badanti e baby sitter, dal 1° gennaio cambia la paga oraria delle collaboratrici domestiche assunte dalle famiglie. Sono stati resi noti i nuovi minimi contributivi di colf, badanti e baby sitter che per effetto di una esigua variazione dell'indice Istat dei prezzi al consumo prevedono irrisori aumenti in busta paga. L’8 gennaio è stato siglato, dalla Commissione nazionale per l’aggiornamento retributivo, l’accordo sui nuovi minimi retributivi relativi al lavoro domestico derivanti dalla variazione del costo della vita.
La comunicazione arriva dalla Federazione italiana dei datori di lavoro domestico che ha appena sottoscritto i nuovi minimi contributivi al Ministero del Lavoro. Complessivamente l'aumento consiste nello 0,56% rispetto al 2023, che corrisponde a sua volta all'80% dell'indice Istat (0,70%).
COLF BADANTI E BABY SITTER, GLI INCREMENTI DELLE RETRIBUZIONI
Dai calcoli divulgati dalla Federazione, i lavoratori interessati dalla misura potrebbero tirare un sospiro di sollievo e ammortizzare gli aumenti registrati lo scorso anno, quando a causa di un'inflazione galoppante i minimi retributivi erano cresciuti dello 9,2%. La colf assunta ad ore ed inquadrata nel livello B passerà da 6,58 a 6,62 euro l'ora, con un incremento di 0,04 euro ogni ora lavorata, mentre la badante convivente per persona non autosufficiente, inquadrata nel livello Cs, passerà da 1.120,76 a 1.127,04 euro al mese, con un incremento mensile dello stipendio di 6,28 euro. Ma si tratta di valori minimi, che in alcuni casi possono essere già assorbiti dalle retribuzioni effettive, regolate da logiche di mercato'.
COLF BADANTI E BABY SITTER, IL LAVORO DOMESTICO E' SOTTOSTIMATO ED ESPOSTO A IRREGOLARITA'
Lo conferma l’Osservatorio Domina (Associazione nazionale famiglie datori di lavoro domestico) nel quinto rapporto annuale sul lavoro domestico. Il lavoro domestico è uno dei settori con il maggiore tasso di irregolarità (51,8% contro una media nazionale dell11,3% per gli altri settori economici).
Domina riporta gli ultimi dati disponibili di Inps, che registrano un decremento quantitativo dei lavoratori domestici del 7,9% rispetto al 2021 (quasi 80mila lavoratori domestici in meno). L'associazione parla di "un calo fisiologico" dettato dalla fine degli effetti della “sanatoria”, che ha consentito la regolarizzazione di molti lavoratori domestici stranieri e da una situazione di incrementi registrati nel biennio 2020-2021 causati da una maggiore regolarizzazione dei rapporti di lavoro durante la pandemia.
In Italia i lavoratori domestici sono poco meno di 900mila e si tratta di un settore caratterizzato in prevalenza da una forte componente straniera (69,5% del totale), e da una prevalenza femminile (86,4%). In crescita anche il trend dei lavoratori domestici italiani (30,5%). Spiccano regioni come la Sardegna in cui gli italiani rappresentano l’82,2% dei lavoratori domestici. Pur avendo una produttività piuttosto bassa rispetto ad altri settori economici, il lavoro domestico offre comunque un contributo positivo al Pil italiano nell’ordine dell’1%.
IL CONTRASTO ALL'EVASIONE CONTRIBUTIVA, COSA PREVEDE LA LEGGE DI BILANCIO
Grazie ad un incrocio dei dati in possesso dell'Agenzia delle Entrate e dell'Inps, si garantirà la disponibilità per i contribuenti dei relativi dati analizzati ed acquisiti. La interoperabilità punta a favorire l’adempimento spontaneo tramite dichiarazione precompilata e la segnalazione di eventuali anomalie. Infine, è previsto che i due enti svolgano analisi e controlli su dati retributivi e contributivi, con interventi finalizzati alla corretta ricostruzione delle posizioni reddituali e contributive.