Al tavolo tecnico di domani 26 luglio, gli addetti ai lavori ministeriali con in testa la titolare del dicastero del Lavoro Marina Calderone e le parti sociali si riammaglia il confronto sulle pensioni. Il nodo da sciogliere resta quello delle quote da adottare, che esclude la costruzione di una nuova impalcatura per la riforma pensionistica.
QUOTA 96 PER ATTIVITÀ GRAVOSE E LAVORI USURANTI
Sul tavolo ci sono già Quota 96 per i soli lavoratori impegnati in attività gravose e usuranti, ovvero l'uscita con 61 (o 60) anni d'età e 35 di versamenti, Quota 41 “contributiva” e la proroga di Quota 103.
Quota 96 garantirebbe l'uscita con 61 anni d'età (ma c'è chi ipotizza anche con 60 anni) e 35 di versamenti solo per alcune specifiche categorie. E tra queste dovrebbero essere comprese quelle dei lavori impegnati in attività gravose e usuranti.
PENSIONI, INCOGNITA FLESSIBILITÀ IN USCITA
Quello della flessibilità in uscita resta il nodo più complicato da sciogliere. Come più volte sottolineato dal Patronato Inac-Cia è ormai chiaro che una soluzione definitiva sarà individuata soltanto in prossimità del varo della manovra autunnale in calendario a metà ottobre. Soltanto a quel punto il Governo sarà in grado di conoscere i reali spazi di finanza pubblica utilizzabili per i nuovi interventi da far scattare il prossimo anno dopo la conclusione prevista per il 31 dicembre dell'attuale Quota 103 e di Ape sociale.
IL LAVORO DELL'OSSERVATORIO SUL MONITORAGGIO DELLA SPESA PREVIDENZIALE
Dopo l'incontro del 26 luglio, le parti sociali e l'Osservatorio sul monitoraggio della spesa previdenziale torneranno a incontrarsi il 5 e il 18 settembre sui trattamenti delle donne e sulla previdenza complementare. Solo al termine di questi cicli di appuntamenti il Governo deciderà, sulla base delle risorse disponibili, le misure pensionistiche da adottare nel 2024.
PENSIONI, GLI INCONTRI TECNICI AFFRONTANO LE URGENZE
Il 18 settembre è in calendario l'ultimo dei confronti tecnici. Il tavolo dell'11 luglio ha affrontato il tema delle garanzie pensionistiche per i giovani con carriere discontinue. Qui ha preso corpo l'opportunità di una pensione di garanzia. Ma tutto sarà condizionato alla disponibilità delle risorse e agli indirizzi di politica economica dell'esecutivo Meloni. Domani sarà la volta della spinosa questione della flessibilità in uscita.
Gli ultimi due incontri sono in calendario il 5 settembre sui trattamenti pensionistici delle donne e il 18 settembre sulla previdenza complementare. Al termine di questo ciclo di riunioni l’Osservatorio consegnerà al ministro Calderone i dossier con le sue valutazioni e le sue proposte. E la loro fattibilità sarà valutata a fine settembre sulla base delle risorse che risulteranno utilizzabili dopo la presentazione da parte del governo della Nota di aggiornamento al Def (NaDef).
QUOTA 103 VERSO LA PROROGA PER IL 2024
L'esperienza annuale di Quota 103 dovrebbe concludersi il 31 dicembre. Parliamo della possibilità di uscita con 41 anni di contributi e 62 anni d'età. Alla luce della grave difficoltà finanziaria di reperibilità delle risorse, è facilmente ipotizzabile un suo prolungamento a tutto il 2024, magari con qualche ritocco.
QUOTA 41 RESTA L'OBIETTIVO A LUNGO TERMINE DI MANDATO POLITICO, MA CONTRIBUTIVA
L'obiettivo della Lega e di una parte della maggioranza resta quello di aprire la strada prima della fine della legislatura a Quota 41 in forma secca (pensionamento con 41 anni di contributi a prescindere dall'età). Questa misura è però molto costosa: circa 4 miliardi solo il primo anno. Per questo motivo il Carroccio non direbbe no all'introduzione, in forma temporanea, di una Quota 41 vincolata al ricalcolo contributivo dell'assegno. Che in questo caso si ridurrebbe del 10-15%.