Pensioni minime fino a 630 euro nel 2025, l'assegno sale per effetto dell'inflazione. L'ipotesi trapelata nelle ultime ore al tavolo di tecnici e politici è stata avanzata all'Inps. Infatti in vista della definizione della prossima legge di bilancio, si attende un intervento per mantenere l'assegno sul livello attuale e portarlo, grazie alla rivalutazione automatica per l'inflazione, a 621 euro. Ma il governo potrebbe andare oltre, puntando a 630 o anche 640 al mese come soglia.
La redigenda manovra finanziaria impone rigore, ma sembra ormai certo il rinnovo per il prossimo anno dei pensionamenti anticipati che esistono oggi, da Quota 103 "Contributiva" a Opzione donna e Ape sociale, ma che riguardano un numero molto ristretto di lavoratori. La rivalutazione basata sull'inflazione potrebbe essere tagliata per le pensioni più alte, ma l'aumento sarà molto contenuto, ovvero di appena l'1% circa.
PENSIONI MINIME FINO A 630 EURO PER RECUPERARE L'INFLAZIONE
Le pensioni minime che dal 2024 sono pari a 614,77 euro, dovrebbero non solo vedere prorogato l'incremento che avrebbe dovuto essere transitorio e scadere alla fine dell'anno e recuperare l'inflazione, al momento intorno all'1%, arrivando così a 621 euro, ma salire oltre questa cifra. L'anno scorso per l'incremento supplementare di questi assegni del 2,7% sono stati stanziati 379 milioni. I trattamenti che potrebbero essere coinvolti dovrebbero essere poco meno di 1,8 milioni.
PENSIONI MINIME FINO 630 EURO, IL VALZER PARTITICO CHIEDE DI PIU' MA IL MEF FRENA
Le scelte finali sulle pensioni dipenderanno in gran parte dalle risorse realmente disponibili al momento del varo della manovra. Che è atteso entro il 20 ottobre ma che sembra già destinato a slittare forse anche di 10-15 giorni. Procede la scrematura delle opzioni sul tavolo dei tecnici del governo, complici anche le consuete, complesse trattative sotterranee tra i partiti della maggioranza. L’obiettivo è far salire nel 2025 le pensioni basse ad almeno 630 euro facendo leva su un nuovo mini-bonus, anche se gli “Azzurri” vorrebbero arrivare a quota 640-650. Ma il Mef non sembra ancora in condizione di dare l’ok.
PENSIONI MINIME FINO A 630 EURO, IPOTESI STRETTA SULLE PENSIONI PIU' ELEVATE
Nel caso in cui le risorse non consentano agibilità, non si esclude che per ricavare almeno una parte della dote necessaria possa scattare una nuova stretta sulla rivalutazione delle pensioni d’importo più elevato. Rivalutazione che dovrebbe essere confermata in pieno nel 2025 sicuramente per i trattamenti fino a quattro volte il minimo Inps.
Resta in sospeso l’entità della perequazione per gli assegni d’importo superiore. L’attuale meccanismo “a fasce” con penalizzazioni progressive si esaurisce a fine dicembre ed è, tra l’altro, sotto i riflettori della Corte costituzionale, interpellata a seguito di un ricorso presentato da un dirigente scolastico in pensione per ottenere la perequazione integrale. Il governo dovrà pronunciarsi sulla conferma del meccanismo nell’attuale configurazione o se intenderà optare per un’altra strada, come ad esempio il vecchio dispositivo a scaglioni, più favorevole per i pensionati.
PENSIONI MINIME FINO 630 EURO, AVANZA IPOTESI DETASSAZIONE BONUS MARONI
Procede l’istruttoria tecnica per definire il piano di incentivi, su base volontaria, per favorire la permanenza al lavoro oltre la soglia di pensionamento, anzitutto nella Pa dando priorità ad alcuni specifici settori, ma anche nel settore privato. Dunque al vaglio c'è il bonus Maroni versione 2024, che è oggi utilizzabile da chi è in possesso dei requisiti per la pensione anticipata (Quota 103) e che verrebbe rafforzato defiscalizzando l’incentivo per i lavoratori o almeno riducendone la tassazione.
In alternativa il Governo potrebbe ricorrere a una contribuzione figurativa per gli anni di posticipo al fine di evitare di alleggerire la pensione di chi opta per il bonus Maroni. Che garantisce la piena disponibilità in busta paga della quota di contribuzione (9,19%) a carico del lavoratore. Il rafforzamento del bonus potrebbe essere utilizzato, sempre su base volontaria, anche nel pubblico impiego, per il quale resta però possibile un intervento mirato con la possibilità di prevedere per alcuni settori la possibilità di restare al lavoro, d’intesa con l’amministrazione di appartenenza, uno o due anni oltre la soglia di pensionamento.
PROROGATE ANCHE QUOTA 103 CONTRIBUTIVA, APE SOCIALE E OPZIONE DONNA
Nel testo della prossima manovra dovrebbero essere confermati gli attuali strumenti per uscire anticipatamente. Parliamo di Quota 103 “contributiva”, Ape sociale e Opzione donna. Però è ormai certo che il Governo punterà sul rafforzamento della previdenza integrativa con una nuova fase di “silenzio-assenso”, quindi su base volontaria, per la destinazione del Tfr ai fondi pensione. Che per i neo-assunti potrebbe essere comunque destinato con una quota fissa del 25% da confermare dopo alcuni mesi.